Un divulgatore di notizie, un presentatore o un giornalista sono coloro che adempiono a un dovere ben preciso: informare le persone su un determinato argomento o un fatto accaduto (o in corso).
Un compito e un lavoro che non sempre risultano semplici da portare avanti, in quanto tutto dipende dall’entità di quello a cui ci si rapporta. In questo caso, è accaduto un fatto inconsueto che ha fatto inorridire il noto direttore e giornalista Marco Damilano, apparso visibilmente contrariato dal richiamo ricevuto da Agcom.
Marco Damilano furioso con Agcom, lui prosegue in nome della libertà
Uno dei saldi principi su cui un giornalista basa il proprio lavoro è, sicuramente, la diffusione di notizie vere. Indipendentemente da quello che ognuno decida di raccontare e, qualora si tratti di un qualcosa anche di cruento, la verità deve sempre emergere con lo scopo di far conoscere ai lettori e/o agli ascoltatori quello che sta effettivamente succedendo (nei vari campi dell’informazione che abbracciano diversi settori).
Nel caso specifico di Marco Damilano, pare che qualcosa sia andato storto, tant’è che Agcom gli ha inoltrato un duro richiamo che lo stesso ha reso pubblico. Il giornalista è apparso visibilmente contrariato e stizzito, dato che il suddetto è giunto in seguito alla messa in onda della puntata di lunedì de Il Cavallo e la Torre. Nel corso della trasmissione, è emerso l’intervento del filosofo francese Bernard-Henri Lèvy che, a quanto pare, ha fatto molto discutere.
Ed ecco giungere il richiamo dell’Agcom che lo stesso Damilano ha reso pubblico, a seguito di quanto dianzi menzionato.
“Non è stato assicurato il rispetto dei principi di pluralismo, obiettività, completezza, correttezza, lealtà, imparzialità dell’informazione nel corso del programma andato in onda su Rai 3 il 19 settembre 2022”
Legge in modo piuttosto frenetico il conduttore. Lo stesso giornalista mette in evidenza la sua contrarietà e il suo disappunto asserendo quanto segue:
“Questo l’Agcom, con delibera numero 33522, ordina di comunicare. Fatto, andiamo avanti!”.
L’affondo finale del giornalista
In conclusione, Damilano non poteva di certo terminare senza un affondo finale durante il quale citava e ricordava l’articolo 21 della Costituzione Italiana che in termini di libertà si esprime in questo modo:
“Libertà di informazione e di espressione del pensiero. E almeno su questo, credo, non ci sia par condicio”.