Jeffery Toobin, scrittore, giornalista del “New Yorker” e commentatore della “CNN”, si è masturbato dimenticandosi di oscurare la propria webcam durante una pausa dalla riunione tenutasi con alcuni colleghi sulla piattaforma digitale Zoom Meeting.
Doveva essere un collegamento formale in videoconferenza per discutere delle prossime elezioni presidenziali statunitensi, ma l’incontro a distanza con colleghi ed esperti in materia politica, si è trasformato in un video a luci rosse. Quello che è successo al giornalista è diventato un caso celebre, che passerà agli annali e che verrà ricordato per parecchio tempo nella memoria delle persone oltre oceano e non solo. Il protagonista della vicenda si è subito scusato dicendo di non essersi accorto che la telecamera fosse ancora accesa, attiva e che lo stesse riprendendo.
Nonostante le scuse, Jeffery Toobin, ha ricevuto una sospensione immediata da parte del giornale per cui lavora da venticinque anni.
Jeffery Toobin si masturba in diretta su Zoom. Ecco che cosa è successo
Il giornalista sessant’enne si scusa per aver praticato autoerotismo davanti ai propri colleghi, dimenticando la webcam accesa durante la videochiamata su Zoom.
Quando i suoi colleghi e gli altri partecipanti alla videochiamata sono rientrati, lo hanno sorpreso in atteggiamenti decisamente hot. Una volta concluso l’atto, anche Jeffery Toobin è tornato online (in realtà non aveva mai smesso di esserlo) e ha continuato la conversazione come se nulla fosse. Solo che per gli altri utenti in chiamata qualcosa era successo.
Il giornalista si scusa per aver praticato autoerotismo durante una videoconferenza di lavoro su Zoom
Dopo che si è accorto di quanto è accaduto, il giornalista, si è immediatamente scusato con queste parole:
“Non sapevo che la telecamera fosse attiva. Ho fatto un errore imbarazzante e stupido pensando di non essere in video. Mi scuso con mia moglie, la mia famiglia, gli amici e i colleghi”.
Anche se alcune poesie di Alda Merini, il racconto di Philip Roth e Marcel Proust, vedono l’onanismo come una pratica per cui non bisogna vergognarsi e nonostante le scuse del giornalista siano apparse vere e sincere, Natalie Raab, portavoce del “New Yorker”, giornale per cui Jeffery lavora da 25 anni, ha riferito che lo scrittore è stato sospeso in attesa di ulteriori verifiche su quanto accaduto.